Non ha saputo però staccarsi dalla propria famiglia e così ha permesso agli investigatori della Polizia di consegnarlo alla giustizia per scontare la pena. Il pubblico ministero Adriano Scudieri, concordato con il fermo di indiziato di delitto operato dai poliziotti nella tarda serata, ha assunto la direzione delle indagini, disponendo ulteriori attività di indagine per acquisire altri elementi di prova. Nel frattempo l’uomo è stato portato al carcere di San Vittore fin dallo stesso mercoledì. Sabato 17, infine, – ma la notizia è stata diffusa solo il 21 – il fermo è stato convalidato dal gip presso il tribunale di Milano, per l’ipotesi di violenza sessuale. È stato condannato dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Udine il pizzaiolo di 34 anni residente a Bibione, E.A., accusato di violenza sessuale e tentata violenza sessuale da due ragazze, due dipendenti della sua pizzeria al taglio di Lignano Sabbiadoro (nell’udinese) rispettivamente di 22 e 19 anni.
Attualità, televisione, cronaca, sport, gossip, politica e tutte le news sulla tua città. A quell’ora, invitato più volte dalla donna a uscire considerato l’orario di chiusura, l’uomo aveva cominciato, con insistenza, a chiedere la sua compagnia tentando un approccio e minacciandola qualora avesse chiamato la polizia. Subito dopo, il 34enne aveva abbassato la saracinesca dall’interno del locale manifestando l’intenzione di avere un rapporto sessuale con la donna, l’aveva afferrata per un braccio e, minacciata con un coltello da cucina, l’aveva condotta in un magazzino ricavato nel ristorante dove l’avrebbe violentata. L’uomo nell’estate dello scorso anno aveva assunto due ragazze, in un locale in pieno centro a Lignano, nella zona di Sabbiadoro, quella più rinomata e frequentata della spiaggia friulana. Il Tribunale ha quindi assolto l’uomo dall’accusa più grave, quella di tentata violenza, e ha derubricato l’accusa di rapina in esercizio arbitrario delle proprie ragioni condannandolo infine a un anno e otto mesi. I fatti risalgono al primo ottobre scorso quando l’uomo si presenta a casa della donna, che frequentava da qualche tempo, e i due iniziano a litigare per una questione di soldi e di un portafogli sottratto.
Semenzato, 58 anni, di Marcon, che in più circostanze aveva fatto regali anche alla figlioletta della donna, perde le staffe e aggredisce la marocchina la quale, cercando di sottrarsi alla violenza dell’uomo, cade e si fa male a un piede.
La giovane, turista arrivata da una regione del Nord Italia per una breve vacanza insieme ad alcune amiche, si è svegliata alle prime luci dell’alba nei pressi di piazza Mazzini, nei pressi un accesso al mare, dopo una notte in cui, forse senza rendersene conto, aveva bevuto decisamente un po’ troppo. Una volta denunciato, il poliziotto è stato arrestato e sospeso dal servizio. Ha trascorso un mese dietro le sbarre prima di finire agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. L’inchiesta condotta dalla Procura di Venezia ha portato lo scorso 5 febbraio al processo con rito abbreviato durante il quale sono stati chiesti dal pubblico ministero Alessia Tavarnesi otto anni di carcere. Nella giornata di lunedì 18 marzo è arrivata infine la sentenza di condanna.
- Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Consigli.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
- È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
- I tre giudici veneziani hanno ritenuto credibile il quadro d’insieme ricostruito, non senza difficoltà ed interruzioni, dalla bambina.
- I fatti risalgono al primo ottobre scorso quando l’uomo si presenta a casa della donna, che frequentava da qualche tempo, e i due iniziano a litigare per una questione di soldi e di un portafogli sottratto.
iConsigli.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online o tramite la http://win.aiafa.it/gotoURL.asp?url=http%3A%2F%2Fassoinveneto.org consulenza di esperti. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Consigli.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Inoltre il governo dovrà fornire informazioni sulle misure prese, o che intende prendere, per garantire che le autorità competenti attuino una valutazione e gestione adeguata ed effettiva dei rischi legati al ripetersi e aggravarsi degli atti di violenza domestica e quindi dei bisogni di protezione delle vittime. Il caso Talpis La Corte d’Assise d’Appello di Venezia aveva condannato a 20 anni di reclusione Andrei Talpis, che il 26 novembre 2013 a Remanzacco colpì a morte con un coltello da cucina il figlio adottivo Ion. Quella notte il muratore era tornato a casa ubriaco e aveva avuto un alterco con la moglie. Ion era intervenuto in difesa della madre ed era rimasto colpito mortalmente. L’ultimo caso di violenza al lido risale all’estate 2018, quando una 15enne fu violentata da un 25enne senegalese poi condannato a tre anni e quattro mesi. Altri casi sospetti sono stati segnalati più volte, soprattutto nei locali notturni dove più facili sono gli incontri.
Le urla della coppia mettono in allerta i vicini che chiamano i carabinieri. Arrivati sul posto e ascoltato il racconto della donna, i militari arrestano l’uomo contestandogli la tentata violenza sessuale, la rapina, le lesioni personali aggravate e la violazione di domicilio. MARCON. Un anno e otto mesi di reclusione per esercizio arbitrario delle proprie ragioni, lesioni personali e violazione di domicilio. Questa la condanna inflitta a Renzo Semenzato dal Tribunale di Venezia davanti al quale l’uomo è comparso ieri mattina per rispondere inizialmente di un’accusa ben più grave, ovvero quella di tentata violenza sessuale e di rapina nei confronti di una giovane marocchina all’interno dell’ abitazione della donna a Marcon. Era stato condannato per una violenza sessuale commessa nei confronti di una giovane donna nel2007, ma al momento dell’arresto era riuscito a far perdere le proprie tracce.
La violenza sessuale è al momento esclusa, anche se sono ancora in corso altri accertamenti a seguito dell’esame del sangue per capire se possa aver assunto delle sostanze, magari per inganno. Droghe di nuova sintesi, come l’Mdma, o altre sostanze note come “droghe dello stupro” perché creano forte confusione in chi le assume e fanno crollare le inibizioni al punto da far diventare le persone delle facili prede, anche sessuali oltre che per furti e raggiri. Possono essere disciolte in una bibita, alcolica e non, e introdotte senza che chi beve se ne accorga. „L’Italia fornisca le misure che intende prendere” In particolare Strasburgo chiede che l’Italia „crei rapidamente un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione e fornisca anche dati statistici sul numero di domande ricevute, i tempi medi di risposta delle autorità, il numero di ordini effettivamente attuati”.
Sono queste le pesanti accuse con le quali è stato fermato un cittadino eritreo di 34 anni dalla polizia di Milano. L’uomo è indiziato dei delitti che sarebbero stati commessi ai danni di una connazionale. La vittima, una donna di 45 anni titolare di un ristorante etnico in zona Porta Venezia, aveva denunciato agli agenti del Commissariato Città Studi che martedì 13, verso le 23.30 il suo connazionale si era presentato per cenare permanendo sino alle 4.30. Il giudice, accanto alla pena detentiva, ha poi riconosciuto un danno di 25mila euro alla vittima della violenza, costituitasi parte civile.
Il sostituto procuratore Rita Ugolini aveva chiesto la condanna a due anni e sei mesi di reclusione mentre il difensore dell’uomo, l’avvocato Giuseppe Dalmartello, è riuscito a dimostrare che quella sera non ci fu violenza sessuale e nemmeno rapina. All’epoca era il compagno della nonna materna a cui la figlia affidava la bambina quando era al lavoro. L’uomo ha iniziato ad abusare della bambina nel 2009, quando lei aveva 6 anni e lui 52. Il tasso elevato di procedure per violenza domestica, che in Italia termina in un „non luogo a procedere” durante le indagini preliminari, „preoccupa” il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. E’ quanto si legge nella decisione dell’organo esecutivo di Strasburgo che ha esaminato le informazioni fornite dal governo italiano per rimediare alle carenze che hanno condotto alla condanna del Paese nel 2017 nel caso Talpis. Dalle indagini dei militari dell’Arma, risulta che le giovani abbiano trascorso la nottata tra i locali di piazza Mazzini e che abbiano bevuto molto, tutte assieme.
Questa la pena letta con la sentenza che ha concluso ieri, davanti al Tribunale di Venezia presieduto dal giudice Irene Casol, il processo nei confronti di un sessantenne rumeno residente nel portogruarese accusato di violenza carnale nei confronti della figlia adottiva che, all’epoca dei fatti, aveva soltanto cinque anni. Lui ha sempre negato, ma ad incastrarlo c’erano la testimonianza della ex moglie, la madre della piccola, e soprattutto il racconto della bambina, che era stata sentita con tutte le precauzioni previste dalla legge, in particolare quella che a farle le domande, in una situazione protetta, fosse una psicologa. La Cassazione aveva accolto il motivo di impugnazione proposto dalla difesa per cui l’uccisione del figlio adottivo, a rigor di codice, non prevedeva la pena massima. L’assenza del legame di sangue, secondo i giudici, eliminava di fatto l’aggravante che aveva portato alla condanna dell’ergastolo. Teme di aver subito una violenza sessuale in spiaggia, turista 18enne finisce al pronto soccorso dopo una notte di sballo al lido di Jesolo.
I tre giudici veneziani hanno ritenuto credibile il quadro d’insieme ricostruito, non senza difficoltà ed interruzioni, dalla bambina. A riscontro delle sue dichiarazioni c’erano state, in aula, le testimonianze della madre e degli zii, una coppia, della minorenne , tutte persone con le quali la bambina si era confidata. E proprio in base alle sue confidenze che la madre aveva deciso di presentare la denuncia contro il suo uomo. La pena è stata pesante – anche quella che si è aggiunta alla detenzione – perchè è stato condannato per l’ipotesi più grave prevista dal reato di violenza sessuale, aggravato dal fatto che la «vittima» è una minorenne e che ha approfittato del rapporto di parentela. VENEZIA. Cinque anni e mezzo di reclusione e, dopo aver scontato la pena, per almeno un anno non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dai bambini, asili, scuole, giardini pubblici. Inoltre, sarà obbligato ad informare le autorità di polizia del luogo di residenza che sceglierà e dei suoi eventuali spostamenti.